3rd place equal merit: “Accùra” di Laura Misuraca
“Accùra”, in dialetto siciliano, è una parola che racchiude tutta la preoccupazione, la paura e l’apprensione per qualcuno. Dal latino accurare, cioè porre cura, corrisponde
all’italiano “badare”, “prestare attenzione”. Si potrebbe quindi tradurre con “Fai attenzione!”, “Attento” o “Bada bene!”, in base al contesto di utilizzo. In Sicilia – terra bruciata
e di nessuno – la vita non è affatto facile e la sopravvivenza è ancora più difficile. Quando ero piccola mi sentivo dire spesso “accùra” da mia nonna perché ero una bambina
vivace e curiosa, che ficcava il naso ovunque senza mai rendersi conto dei pericoli. Ricordo perfettamente la paura nel sentire la terra tremare sotto i piedi quando l’Etna
sbuffava; i campi di pistacchi non recintati in cui entravo di nascosto per andare a raccoglierne qualcuno da mangiare; le spine sottopelle che mi ritrovavo tutte le volte che
andavo a prendere i fichi d’india per mia madre, perché a me non piacevano mentre a lei da impazzire; i cani randagi incontrati lungo la strada, quelli salvati e portati a casa
dei miei nonni e quelli invece trovati morti nella “sciara”; i gatti che invece erano utili solo per cacciare i topi, venivano allontanati a colpi di scopa se cercavano del cibo ed
erano considerati portatori di disgrazie se di colore nero. Più di tutto, però, ricordo perfettamente il colore del fuoco: quello delle albe e dei tramonti, delle grigliate nei giorni
di festa e dei falò in spiaggia durante l’estate; quello della lava quando l’Etna eruttava e degli incendi – di natura principalmente dolosa – che si verificavano un giorno sì e
l’altro pure. Ogni cosa, illuminata dalla luce abbagliante del sole, bruciava silenziosamente sia di giorno che di notte e, una volta bruciata, diventava nera. Oggi, vent’anni
dopo, quella bambina è diventata una donna. Gli anni passano e, nonostante le distanze si allunghino e i tempi si dilatino, i ricordi restano e resistono come resiste la terra
in cui bruciano, cambiando però continuamente sapore, colore e odore. Ho deciso così di tornare nella mia terra di origine, per fotografarla con gli occhi della donna di oggi
ma coi ricordi della bambina di ieri.
Date:
Aprile 30, 2021